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“Se tutto è sostenibile… niente è sostenibile”

In tempi recenti, prima che arrivasse il coronavirus a sbaragliare le carte, si parlava molto di “sostenibilità”. Il tema non ha comunque perso la sua impellenza, anche o soprattutto alla luce di quello che sta succedendo: infatti, la natura trova sempre il modo per cambiare le cose, se l’uomo si ostina a non farlo. Ma forse solo oggi per la prima volta ci stiamo rendendo conto che, in effetti, questo “disinteresse” non ci conviene da nessun punto di vista…

Roma, Esquilino – Letture (molto tematiche) di un amico in quarantena (maggio 2020) Le foto sono di StereoType Magazine

Un doppio stereotipo ha sempre accompagnato le tematiche ambientali: noia (non c’è quel bel thrilling dato dalla cronaca) e ininfluenza (tutti gli altri argomenti, dall’economia alla politica, sono stati da sempre ritenuti più importanti per l’essere umano). Un vero paradosso, visto che è “solo” l’ambiente in cui viviamo e che ci garantisce la sopravvivenza! Ma qualcosa è cambiato dall’inizio del movimento ambientalista negli anni ’60 a oggi. Complice un “cambiamento climatico” che si fa sempre più “visibile” e che può addirittura far morire… alimentando quella paura che fa interessare alle cose e di cui l’emergenza coronavirus è solo “l’ultima prova”. Ora sì che stiamo vivendo quel “brivido”. Sempre più persone sentono che l’argomento Ambiente si sta facendo impellente, e il giornalismo, di concerto con le università, sta quindi cercando di cambiare l’agenda delle priorità. Un incontro alla Lumsa, in occasione del Premio San Bernardino per le migliori pubblicità socialmente responsabili (Dicembre 2019), ha cercato di chiarire a che punto siamo.

Per lo scrittore e poeta romagnolo Davide Rondoni è tutto un gran paradosso: “il rapporto con la natura c’è sempre stato ed è forte, da Lucrezio a Virgilio, da Leopardi a San Francesco…” e oggi possiamo vedere come “una ricerca di vita più secondo natura sia diventato un must“. Basti pensare che “25 anni fa nessuno beveva tisane… Ma cosa significa tutto questo? Sostenibile rispetto a cosa? Se l’arte è anche la sua storia, come pretendiamo di andare avanti? Se ai ragazzi diamo piccole enciclopedie invece di insegnargli a pensare, cosa pensano? Da adulti bisogna stare attenti a non sfruttare i ragazzini. Natura viene da nascita e questo significa due cose: che non ti fai da solo, in qualche modo sei sempre dipendente, come diceva Nietzsche; e che siamo tutti bastardi, l’individuo è un’astrazione, tutto è relazione. L’uomo oggi è scontento, non si fida, molte promesse sono state smentite. È dal 1930, anzi da Alexis de Toqueville, che succede. Allora è ovvio che non mi fido di nulla (compresi i vaccini). C’è una forte crisi delle autorità”. E nessuno ne parla, ma alla radice di qualsiasi complottismo moderno, c’è un’enorme sfiducia auto-alimentata che nel tempo non fa altro che consolidarsi.

I 17 “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” o la cosiddetta “Agenda 2030” stabilita dalle Nazioni Unite, da mettere in pratica in circa 10 anni, appunto…

La buona notizia è che oggi c’è “una buona percentuale di italiani, il 36% che è consapevole” dell’impatto umano sull’ambiente. Un valore che è in costante crescita, considerando che “si assestava al 12% nel 2014 e al 20% nel 2018. Quindi possiamo affermare che la sostenibilità non è solo moda”, dice Giulio Lo Iacono, responsabile attività trasversali Asvis (Alleanza Italiana per Sviluppo Sostenibile). “L’insostenibilità è ancora l’attuale modello di sviluppo”, ma ormai siamo dentro l’Agenda 2030. Questo significa che, oltre alla società civile, ci sono anche figure prominenti (di quelle che possono cambiare qualcosa sul serio) che non dimenticano più l’ambiente. Per la stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, “il clima è un impegno primario”, in particolare quello di “non investire in titoli dannosi per l’ambiente”, anche grazie alla spinta di 164 organizzazioni o singoli economisti di larghe vedute. Ma, se è ovvio che i grandi poteri del carbone e del petrolio stanno ostacolando l’impegno, non bisogna sottovalutare che la tecnologia è dalla nostra: non ha più bisogno di energie così “vecchie” e obsolete.

“Dal 2021 l’Europa non investirà più sui combustibili fossili”. E questi sono “impegni molto concreti” che si attuano per la prima volta. Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, è un altro personaggio importantissimo che si sta facendo carico della questione ambientale, il grande promotore della “valutazione anche ambientale per l’investimento del capitale”. Infatti, da settembre 2019 ha mobilitato gli investimenti per gli SDGs (Sustainable Developments Goals, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile), quelli che noi chiamiamo, appunto, “Agenda 2030” in modo forse meno chiaro e diretto. Per alcuni esperti essi sono ancora irrealistici, ma il “rischio ambientale” oggi è talmente “rischioso” anche per l’industria (di nuovo basta pensare a quello che sta succedendo in questi giorni con l’emergenza coronavirus) che l’industria stessa inizia a dare un vero peso alla “responsabilità sociale d’impresa“, mentre gli investitori capiscono che le aziende sostenibili oggi “sono più affidabili, convenienti e redditizie, perché danno maggiori garanzie”.

Roma, San Lorenzo. Un vecchio manifesto che dal 2018 a oggi la dice ancora più lunga (maggio 2020) Extinction Rebellion, approdato anche in Italia, è un movimento, nato a Londra con la prima dichiarazione di “ribellione”, “di attiviste/i che credono nell’efficacia della Nonviolenza nelle azioni e nella comunicazione di tutti i giorni e nella necessità di unirci per poter prosperare. Crediamo nella pace, nella scienza, nell’altruismo, nella condivisione di conoscenza. Nutriamo profondo rispetto per l’ecosistema nel quale viviamo, per questo motivo impegniamo le nostre vite a diffondere un nuovo messaggio di riconciliazione, discostandoci dal separatismo e dalla competizione, sulle quali la società moderna si basa; siamo i narratori di una storia più bella che appartiene a tutti noi, agiamo in nome della vita”.

Infine, al comportamento degli investitori si lega quello della finanza, e perfino in questo ambito si sta affacciando l’idea di una finanza che la smetta di giocare con le vite degli altri, ma piuttosto diventi anch’essa una “finanza sostenibile“. Fino ad arrivare alla creazione dei primi esempi di “città intelligente“, forse un po’ fredde quelle costruite dal nulla, nella loro impostazione iper-hi-tech, ma comunque sostenibili al (quasi) 100%. Tra le realtà che sembrano più interessanti Planet Smart City, idea italiana con sede a Londra che ha realizzato il suo primo progetto a Fortaleza (Brasile) e offre un’unione (incredibilmente “economica” a quanto scritto sul sito) tra smart city e social housing. Pure se non pienamente sostenibili, anche Amsterdam (e in Italia Trento e Torino) vengono spesso citate sotto l’etichetta “città intelligente”. In fondo, mantenere la propria anima storica abbracciando la sostenibilità contemporanea in ogni aspetto… forse è la soluzione perfetta.

Un capitolo a parte sulla comunicazione: spesso è più un “rumore di fondo”. Vedi la recente diffusione di pubblicità di “tir sostenibili”… “ma bisogna distinguere. Spesso queste sono solo vetrine. Il ruolo dei media in questo senso è fondamentale: se tutto è sostenibile, niente è sostenibile”. Oggi “si comunica diversamente” e i media devono aiutare questo dialogo che è fatto di “spinte positive e negative”, come in tutte le cose. Per esempio, mentre le lobby si scontrano sempre di più con le Ong, si nota anche una “ridotta importanza dell’intermediazione politica”, mentre si lavora di più e meglio “tramite social e influencer”. Oggi, “quando facciamo la spesa abbiamo un potere, l’individuo non è più passivo”. In questo senso “la comunicazione migliore è dire chi fa meglio”. Inoltre, “per la prima volta tutti devono partecipare e non solo i paesi sviluppati”, non solo i singoli, ma “anche le imprese”. La grande novità dell’Agenda 2030, rispetto a tutti i tentativi precedenti, è che “finalmente la sostenibilità non è concepita come solo ambientale ma anche economica e sociale: quando cambi il modo di guardare le cose, le cose che guardi cambiano”…

(continua con alcuni consigli su come proteggersi dal “green washing marketing…)

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