Giovedì 18 giugno, presso il Maxxi di Roma, e in occasione del suo decimo compleanno, è stato inaugurato Rewriters, un nuovo “movimento culturale, la risposta all’insofferenza per un mondo che non ci va più bene e che vogliamo riscrivere per renderlo più sostenibile, anche culturalmente. Per farlo è sostanziale il pensiero laterale e divergente”…. come non poteva essere da StereoType?
Rewriters.it è un nuovo “portale che è, insieme, testata, piattaforma peer to peer, blog di grandi e nuove firme, e radio h24. Intuizione, consapevolezza, memoria: vogliamo essere certificatori, produttori e costruttori di un nuovo ponte tra il sé e la realtà”, dice la sua ideatrice e direttrice responsabile Eugenia Romanelli, già presenza creativa di tante realtà editoriali italiane, da Bazarweb (per il quale collaborai anch’io come columnist di una delle prime rubriche che si occupavano di Gender in Italia) fino alla scuola di scrittura Writers Factory.
Rewriters non sarà solo in rete, ma produrrà “una serie di oggetti culturali”, anche analogici, “come il Giornalibro, la rivista mensile”, ideata da Ernesto Assante, responsabile editoriale e mitico prof di Teoria e tecnica dei nuovi media, Analisi dei linguaggi musicali, e non solo, per chi, come alcuni di noi, frequentò Comunicazione a La Sapienza negli anni Duemila. Lo descrive come un “piccolo libro”, stampato su ilmiolibro.it, “perché pensiamo che non si può perdere l’uso di un giornale da mettere in tasca. Qualcosa di conservabile e non smaterializzato. Una piccola rivoluzione. Si può comprare online e arriva direttamente a casa. Dare un peso e una rilevanza” anche alla forma, per darla “soprattutto ai contenuti”.
“Rewriters è un progetto fatto di parole e noi crediamo moltissimo nelle parole”, continua Assante. “Tutto è guidato da attenzione e curiosità. Usare parole vecchie per cose nuove non va bene perché non ci fa capire che abbiamo per le mani qualcosa di veramente nuovo“, Per esempio “dire ancora telefonino invece che smartphone…”. Da qui l’idea del Giornalibro! Magari è un’idea utopica, ma… potremo vedere la realtà con occhi diversi”.
Ovviamente anche la radio farà capo ad Assante, e si potrà ascoltarla sia dal sito che dal suo blog su la Repubblica. Ma “tutto è autoprodotto. La radio si può fare con 30 euro al mese e anche un libro ormai si pubblica con poco”.
La piattaforma è stata concepita “multiutente” perché “vogliamo creare una comunità interattiva e partecipativa su temi importanti come il pianeta, i libri, le tematiche queer, tutto ciò che la vita ci propone”, dice Annalisa Nicastro, direttrice editoriale, sottolineandone la semplicità e immediatezza. “Ognuno può esprimere liberamente quello che vuole, e puntiamo a essere onnipresenti su tutti i social, compreso Tik Tok”. I “70 blogger”, a costituire la parte fondamentale del sito gestita dalla vicedirettrice Vera Risi, “sono stati scelti in 6 mesi per la loro capacità di sguardo divergente sulla realtà”, sottolinea Romanelli. Una squadra molto al femminile, tutte e tre ormai “storiche presenze”, ma non di età, e soprattutto non di mentalità: sempre alla ricerca di cambiamenti e innovazioni, dentro un panorama dell’editoria italiana piuttosto statico.
Da settembre 2020 partirà anche una “sezione di talent scounting che produrrà nuovi riscrittori di romanzi, brani musicali, fotografie…” Dietro tutto questo ci sono tante belle realtà romane come la Società Rand, con un nome “in onore a Mandela, ma fatta soprattutto da donne”. Quella che guida verso un “linguaggio emozionante di chi ha avuto sempre meno voce, mettendo il carisma prima della gestione del potere”; tra i partner c’è anche Tlon, casa editrice e ormai anche piattaforma filosofica di riferimento; Artist First si occuperà invece della produzione musicale.
Ospite speciale della conferenza stampa, Rancore, che si presenta con un pezzo nuovo, Razza Aliena, scritto in 48 ore durante il periodo di quarantena, o per meglio dire lockdown, a proposito di parole nuove! “Alieno è il periodo, nel senso di estraneo, quindi sempre un po’ invisibile per noi. Alieno è anche un po’ la sintesi degli ultimi anni”. E anche un pezzo sull’hip hop, su questa attenzione al “significato delle parole, in un mondo troppo veloce… il rap racconta questo livello di complessità e riesce a cogliere le sfumature, forse più di altri generi”. Rancore vede “la parola come un recipiente dove tutto era unito, e noi l’abbiamo separato”. Attraverso la sua musica cerca “di riunire quello che le parole hanno diviso. Secondo me sono le ‘cose’ che fanno rima, non tanto le parole. Parole spesso sostituite da geroglifici, come le emoticon. Il rap allora rompe le parole e le ricostruisce. Come faceva la filosofia. Il mondo cambia, e così cambiano le parole”.
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