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Mediterraneo per morire

Mare nostrum, Mare bianco per i turchi, Grande mare per gli ebrei, Mare di mezzo per i tedeschi, Grande verde per gli egizi. Il Mediterraneo ha assunto diversi ruoli nel corso dei periodi storici, mantenendo sempre una certa centralità nelle vicende geopolitiche, per via della posizione “privilegiata”, punto di incontro fra tre continenti.

Incontro e scontro di civiltà

Dal neolitico sono state numerose le civiltà a svilupparsi e alternarsi. Ittiti, minoici, micenei, etruschi, poi rimpiazzati da popoli del mare migratori, come fenici ed ellenici. Bacini idrici e specchi d’acqua hanno sempre rappresentato una possibilità di comunicazione e scambio interculturale oltre che commerciale. I romani sono stati i più abili nello sfruttare tutto ciò a loro vantaggio. Assunto il dominio politico, hanno anche attinto il meglio (o almeno quello che giudicavano tale) dalle altre culture, greci – che già avevano colonizzato il sud Italia a loro volta – ed egizi per primi.

L’incontro di civiltà può però facilmente trasformarsi in scontro, così il Mediterraneo è stato anche teatro di guerre epiche: greci e troiani (al netto del mito), romani e cartaginesi, Crociate, Lepanto. Caduto l’Impero Romano, l’islam iniziava l’ascesa a partire dal VII secolo. Ma i temuti Saraceni non erano solo conquistatori, avevano anche un ruolo chiave nella fondazione di importanti centri culturali, da Cipro alla Spagna passando ovviamente per il nostro Mezzogiorno e tutto il nord Africa.

Pirateria, schiavitù e conquiste

Dal XII secolo cristiani e musulmani iniziano a stabilizzarsi e spartirsi le zone di influenza fra est e ovest del bacino, non senza prima essersi combattuti aspramente. Pirateria, razzie, furti, schiavizzazione erano all’ordine del giorno, compiute da entrambe le parti. Anche se pensiamo che i “cattivi” siano sempre stati gli altri.

Manarola, Cinque Terre. Uno degli infiniti posti dove trascorrere vacanze da sogno nel Mediterraneo

Con le navigazioni e la conquista dell’America, l‘oceano Atlantico scalza il primato del Mediterraneo (sempre secondo la visione eurocentrica, chiaramente). Ma l’area è comunque appetita dalle grandi potenze, anche esterne. Inghilterra e Russia cercano costantemente l’infiltrazione da ovest e da est, stringendo e disfacendo alleanze con Spagna, Francia o Impero Ottomano a seconda se qualcuno si stia potenziando troppo, nel pieno rispetto della politica dell’equilibrio. L’apertura del canale di Suez agevola poi la penetrazione nel continente africano, soprattutto nella parte orientale. Tutti gli europei o quasi cercano con il colonialismo un pezzetto di gloria, cioè di un po’ di risorse dell’Africa.

Guerra Fredda e ridimensionamento

La Seconda Guerra Mondiale riscrive le proporzioni e i rapporti fra potenze. O meglio superpotenze. Stati Uniti e Unione Sovietica subentrano a Gran Bretagna e Francia. La Turchia è ridimensionata già dalla Prima Guerra Mondiale, Italia, Spagna e Portogallo neanche a dirlo. La questione mediorientale attira infatti i blocchi della Guerra Fredda, tra basi NATO e avamposti filorussi che cercano di fare da contrasto.

Dalle vacanze elitarie al turismo di massa

Ma il Mediterraneo non è solo Storia e politica. Sono anche vacanze di un certo livello da quando il turismo negli anni ’60 assume il suo ruolo di status symbol. Costa Azzurra, nord Africa, Italia, isole greche, Turchia. Vacanze romane, dolce vita, armatori, moda, i nuovi costumi a due pezzi. Mete esclusive, prima della massificazione turistica e di tutto quello che ha comportato nell’indotto industriale – alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari, trasporti.

Clima e inquinamento

Mappa delle microplastiche nel Mediterraneo, da frontiersin.org

Inquinamento e crisi climatica hanno raggiunto livelli allarmanti. Secondo la rivista scientifica Frontiers in Marine Science, ogni anno oltre 17 mila tonnellate di plastica vengono immesse nel Mediterraneo. Il grosso raggiunge le spiagge, ma circa il 15% rimane in balia delle correnti e, in molti casi, riempie gli stomaci della fauna. Secondo l‘Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), più del 60% delle tartarughe marine ne avrebbe ingerito.

L’innalzamento del clima invece, ha portato centinaia, forse anche mille secondo il WWF, di specie aliene, che possono essere dannose per l’ecosistema e la fauna locale. Ma è soprattutto l’acidificazione a rendere l’ambiente più a rischio. L’eccessiva emissione di anidride carbonica influenza anche le acque marine, in cui si diluisce acido carbonico. I danni, di riflesso, coinvolgono gli umani, sia per l’erosione dei paesaggi, con rischio inondazioni, che per quanto riguarda la pesca e attività correlate.

Fortezza Europa

Il Mediterraneo come confine sud della fortezza Unione Europea. Circa 30 mila i migranti morti durante la traversata del mare in quasi 30 anni

Dalle navi da crociera, a quelle da pesca, fino alle Ong, fulcro di feroci discussioni su migrazioni, diritti, doveri, difesa dei confini, salvataggi, morti in mare. Il fenomeno è recente soltanto nei dibattiti, visto che il primo naufragio di migranti documentato risale al 1988, al largo di Cadice. Dieci morti, come riporta il sito fortresseurope (purtroppo non più aggiornato da anni), citando a sua volta El Mundo. Primo decesso in Italia è invece di fine estate 1989, un giovane trovato senza vita nel porto di Chioggia, a bordo di in un mercantile greco partito da Casablanca.

Il Mediterraneo è sempre stato un cimitero, per forza di cose, per come andava la Storia. Ma i numeri sono sempre più preoccupanti. In quasi trent’anni siamo a circa 30 mila persone. Nel 2015 si è raggiunto il picco di 4237 morti, secondo le statistiche dell’UNHCR – Agenzia ONU per i Rifugiati.

Dopo che nel 2019 e 2020 c’è stato un calo di naufragi, cifre comunque abbondantemente superiori al migliaio di vittime, nel 2021 si è tornati a 3231 morti e dispersi. Ma è chiaro come sia difficile stabilire cifre ufficiali, data la natura del fenomeno.

  


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